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14 luglio 2008

La vita quotidiana nel ragusano. Dal Fascismo alla Repubblica


Non è detto che la contemporaneità sia
appannaggio esclusivo delle scienze sociali,
né che possa essere analizzata in modo efficace
senza un’adeguata prospettiva diacronica.

Paolo Macry

Recensione: V. Cirillo, Giovanni La Rosa La vita quotidiana nel ragusano. Dal Fascismo alla Repubblica, in «Ragusa Sottosopra Orizzonti», A. VIII, n. 2, Marzo-Aprile 2008, Ragusa, Comune di Ragusa, p. 32.
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Rivolto soprattutto a chi non ha nessuna conoscenza dei luoghi citati e dei fatti in essi accaduti, questo saggio è frutto di una ricerca storica sulla “vita quotidiana nel ragusano”, nella quale particolare attenzione è stata riservata all’aspetto sociale e culturale, riportando alla luce momenti di storia inedita e di vissuto quotidiano dell’epoca.
    Un’analisi, dunque, che pone al centro delle riflessioni svolte, il territorio della Provincia Regionale di Ragusa, dall’inizio del XX secolo agli anni Cinquanta e che illustra principalmente gli stili di vita e i modelli di consumo allora diffusi nell’area dell’altopiano ibleo, rievocandone, inevitabilmente, i fatti di storia locale.
    L’Ottantesimo anniversario dell’elevazione di Ragusa al rango di Provincia, è stata perciò un’occasione imperdibile per tracciare un profilo quanto mai intenso, comprendente la descrizione dell’ambiente, delle infrastrutture allora disponibili, sia nei vari comuni sia, specificatamente riguardo al capoluogo. Dal prelievo dell’acqua potabile per le più comuni funzioni quotidiane, all’arrivo della corrente elettrica e della sua diffusione nel territorio ibleo, dalla situazione dei mezzi di locomozione utilizzabili, allo sviluppo della viabilità urbana ed extra, emerge un ritratto vivo e denso di ricordi, fatti, persone e luoghi che caratterizzano ieri come oggi la città e le campagne del ragusano.
    Prime tra tutti l’enfiteusi, un particolare rapporto di proprietà che non è riducibile ad un semplice contratto di diritto privato, ma quasi un modo di vita che ha dato modo di poter sviluppare la terra in una forma del tutto diversa: il grano e l’agricoltura in genere, fonte primaria di sviluppo economico e motore dei commerci locali; le diverse categorie sociali che ad essa afferivano, per il solo sostentamento quotidiano sono una miniera inesauribile e ricca di informazioni.
    Basti pensare alla vicenda degli “spigolatori”, una categoria stagionale, che riuscì ad ottenere nel ragusano, un diverso tipo di trattamento, rispetto al contratto allora vigente nell’Isola.
    Degno di attenzione è anche il mondo industriale, rappresentato dalle “cave di pietra pece”, così chiamate le miniere di asfalto e tutto l’indotto che da esse prendeva origine, superando persino i confini nazionali: la nascita della Società Italiana Asfalti Bitumi Combustibili liquidi e Derivati, più conosciuta localmente come “ABCD”, è stata un punto di riferimento per numerose famiglie di operai e la sua valenza storico-sociale non ha quasi bisogno di presentazioni.
    La terra ragusana inoltre, da sempre prolifica di pietre, ha rappresentato una notevole opportunità per la nascita e lo sviluppo di nuovi e vecchi mestieri: su tutti, i maestri artigiani, dalle mani d’oro e con una vita piena di numerosi sacrifici, come per esempio, l’essere obbligati a lavorare la pietra sul posto.
    Da un siffatto mosaico di storie, fatti ed eventi quotidiani, emerge prepotentemente l’importanza della cellula principale della società: la famiglia.
    Motivo e richiesta di uno studio a fondo, al cuore del menage: sull’ambiente che l’ha circondata, sull’abitazione dove essa ha vissuto; ne ha permesso un’analisi dalla campagna alla città, al quartiere, alla casa, alla stanza, con un graduale e interessante ingrandimento, utilizzato per sviscerare la vita quotidiana nei minimi particolari, dove anche il vicino ha avuto la sua considerazione.
    La vita quotidiana è sempre però di due tipi: laica e religiosa, casalinga e lavorativa, dei grandi e dei bambini con i loro giochi, delle feste e dei racconti, dell’apparire e dell’amore; quest’ultima piena di sotterfugi, di sguardi, di strizzate d’occhio e di fughe per amore!
    Il periodo bellico e le difficoltà da questo lasciate, per l’intero spazio di tempo in cui hanno colpito le “dodici terre” ragusane ha permesso, di utilizzare e di riportare testimonianze rilasciate da persone semplici e per questo preziose; depositarie di ricordi lontani e di esperienze ancora attuali, che hanno finito per caratterizzare la narrazione di chi ha vissuto, ad esempio, gli indimenticabili momenti dello sbarco degli alleati.
    Da un evento storico di tutto rilievo emerge quindi, l’influenza che questo ebbe nella quotidianità della gente iblea: da ciò che accadeva negli uffici comunali al momento di chiedere il sussidio, a come ci si aiutava alla meglio, come si poteva, per far fronte alla novità. Il tutto caratterizzato da una fervida e forse perduta spontaneità delle azioni, che animavano il tessuto connettivo.
    Poi fu il secondo dopoguerra, caratterizzato dalla voglia di rivincita, di ricostruire qualcosa di importante, dallo spirito di unione delle nuove generazioni, che muoveva i suoi primi passi prima di tutto all’ombra dei circoli ricreativi: punti di aggregazione sociale e di scambio culturale.
    I momenti di goliardia, le feste organizzate “i the danzanti” o “i veglioni”, le domeniche al campo sportivo, l’interesse culturale e ancora, lo sviluppo del cinema locale.
    La ricerca ha preso avvio prestando attenzione sulla proclamazione di Ragusa a capoluogo di Provincia: era inevitabile non approfondire quelle che furono le avversità per giungere all’erezione della Diocesi di Ragusa, un’affermazione per la collettività religiosa iblea.
    Coincidendo il sopraggiungere degli anni Cinquanta, con l’arrivo degli aiuti del “Piano Marshall” e l’interesse degli americani per la scoperta del petrolio che si farà da lì a poco, è parso il caso di fermare la ricerca a quello che sarà lo sviluppo che portò al “boom economico”, di cui, nel suo piccolo, anche l’area ragusana ne poté usufruire.
    Per concludere, mi sia consentito dedicare questo testo alla memoria di mio padre Salvatore che, nel 2003, ha affrontato, con grande ed umana dignità, un impegno a cui noi tutti non possiamo sottrarci.
Giovanni La Rosa


traccestoriche.blogspot.it

G. La Rosa, La vita quotidiana nel ragusano. Dal Fascismo alla Repubblica,
Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2007. ISBN 978-88-6134-128-9, pagg. 245 b/n.
Collana "Il tempo la storia"
Con il contributo della Provincia Regionale di Ragusa
per l'80° anniversario 1927-2007



INDICE

Premessa

CAPITOLO PRIMO – Collettività e ambiente
1.1. Dal terremoto del 1693 a Ragusa Provincia
1.2. L’età della parsimonia – Acqua, luce e…viabilità – Tracce
della mobilità
1.3. Un fatto non comune: qui non si ha ricordo del latifondo –
Dal biennio rosso al Ventennio fascista – Erano tutti massari?
1.4. Il caso degli spigolatori modicani – Il grano, la “grazia di
Dio” – Economia agraria
1.5. Mestieri nel ragusano – L’allevamento – Le miniere
d’asfalto: l’A.B.C.D., la prima industria – Le cave di calcare e
l’arte di intagliarer la pietra – La Banca agricola popolare

CAPITOLO SECONDO – La popolazione, abitudini e stili di vita
2.1. Aspetti demografici – La popolazione – Vita di quartiere
2.2. Il gioco – Il campo sportivo
2.3. La casa: il focolare della famiglia – Un malato era la pena
per tutto il quartiere – Nascita di un bimbo: la levatrice
2.4. A tavola in città ed in campagna: solo prodotti genuini – Il
rito sacro del pane – Il caciocavallo ragusano

CAPITOLO TERZO – Aspetti unici di una provincia siciliana
3.1. La consuetudine del sabato e della domenica
3.2. Alcune tradizioni del popolo ibleo – I primi venerdì – La
commemorazione dei defunti – La strenna
3.3. Le storie di Giufà - Dicerie
3.4. L’abbigliamento
3.5. Dal fidanzamento… al matrimonio – La luna di miele

CAPITOLO QUARTO – Le vicissitudini imposte
4.1. Lo sbarco nel litolare ragusano – Nei giorni successivi –
Dopo l’armistizio
4.2. Il 1944 l’apice della parsimonia
4.3. Una storia ignorata

CAPITOLO QUINTO – La ricostruzione: Chiesa e società
5.1. Il secondo dopoguerra
5.2. I circoli ricreativi e il cinema
5.3. La nuova Diocesi

Appendice

INDICE DEI NOMI